De Andrè amato "da destra"
Personalmente non ho mai fatto mistero a nessuno delle mie idee, delle mie ragioni e passioni. Non ho mai fatto mistero delle mie posizioni politiche, nate tra l'amore per lo spiritualismo medioevale e rinascimentale, il platonismo, Nietzsche ed Hegel. Non ho altrettanto mai fatto mistero dell'immenso dono che ho ricevuto da Fabrizio De Andrè attraverso le sue poesie. Il suo spirito mi ha accompagnato nell'età più difficile, dall'inizio delle scuole superiori sino ad ora. Definisco Fabrizio il mio "padre spirituale", anche se probabilmente a lui questa etichetta non sarebbe piaciuta. I suoi testi, riascoltati ogni giorno, hanno dato nuova vita, sempre nuova energia, alla percezione di me stesso e del mondo. Pubblico questo intervento sia perchè la questione mi era un po' rimasta sul groppone, come si suol dire, sia perchè al suo pensiero è largamente debitorie il mio ultimo post dedicato alla solidarietà e al lavoro di Don Gallo, amico di Fabrizio De Andrè. Prima accennavo ad una questione che mi era rimasta "sul groppone". Avrei difatti voluto scrivere qualcosa di importante l'11 gennaio per ricordarlo, ma ho creduto opportuno tacere, perchè forse in quei giorni c'era già troppo clamore. Approfitto perciò di questo spazio, con abbondante serenità e distacco per affrontare una domanda abbastanza spinosa che mi porse un professore ai tempo del liceo e che molti continuano a pormi: «Andrea, come fai ad amare De Andrè se sei di destra?». Presupposto che una persona libera, fiduciosa nella libera ricerca e nel libero pensiero possa esser compressa in un'etichetta, alquanto ambigua come questa, è davvero possibile un tal connubio? Tutto sta a comprendere quali sono i valori a cui mi riferisco e cosa c'entri Fabrizio con tutto ciò. Ci servirebbe un libro. Sì, sono anni che mi piacerebbe scrivere qualcosa di importante su Fabrizio, sistemarlo in un quadro storico-filosofico e provare a leggerlo nuovamente alla luce delle mie esperienze personali e del mio itinerario di ricerca, che, sono sicuro, lui stesso ha stimolato con la sua voglia di libertà assoluta. La difesa di chi è emarginato dalla cultura attuale, dal matto al puttaniere, dall'operaio di Storia di un impiegato al marinaio che scende per la Creuza de ma: rispetto per le tradizioni, rispetto per le radici e per i costumi delle persone di ogni razza e colore fino alla ricerca della spiritualità, custodita nei vangeli apocrifi o nelle anime salve che popolano il mondo. Ed è proprio questa spiritualità che rende le poesie musicate di Fabrizio oltre ogni determinazione, ogni segno politico. La politica, se tale, non può che esser pragmatica, non può che guardare il mondo e operare nel mondo stesso per mutarlo, mentre Fabrizio tocca un piano che è meta-storico, meta-politico. L'accesso allo spirito del tempo non passa attraverso le soluzioni e le divisioni ma attraverso la straripante esperienza degli uomini d'ogni condizione, del pescatore o del Cristo indifeso sulla croce ed è un toccare che dischiude l'anima dell'uomo verso la Verità, in se stessi e nel mondo.
Commenti
Antonio
La cosa curiosa è che proprio oggi anche io stavo pensando a quanto mi piacerebbe buttare giù qualcosa su di lui. Tanto ciarpame è stato pubblicato sul suo conto, di opere belle davvero poche. Forse sono presuntuoso, chissà, ma mi riserverei almeno di provarci.
Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo intervento.
Un saluto
MT90
Ti invito a scrivermi per qualsiasi confronto, a presto.
Alla prossima
Giovanni