L'intellettuale di destra



Mi rendo conto che, mediamente, gli ambienti della destra risultano poco stimolanti, anche perchè sembra siano frequentati da attivisti più ciucci, meno raffinati e più praticoni dei cugini di sinistra; e non necessariamente della sinistra radical-chic dei circoli pseudo-culturali. Questo dato, senza entrare nel merito, è evidente ad occhio nudo e si può spiegare con tutta una serie di motivazioni (e monopoli) storici. Ma non è questo il punto. Il punto è che, a fronte di un ambiente duro e arido, l'intellettuale di destra, unico tra le folle, cresce forte. Come insegna ogni buon contadino dei secoli passati, difatti, il mettere radici in un terreno così scarsamente irrigato è quantomeno sintomo di una certa caparbietà, che forse potrà permetterti di superare l'inverno, anche se sei isolato o, peggio, dimenticato. E poi di solito queste piante prendono acqua allungando le radici anche oltre le proprie e naturali "competenze", così come l'intellettuale di destra è costretto a masticare le bibliografie di Nietzsche, di De Maistre e di Schmitt, ma anche a rimuginare l'immersa produzione marxiana e a memorizzare le filippiche dei circoli giacobini, sempre in voga - fatto che, a parti inverse, non avviene.. L'intellettuale di destra è una perla rara; egli è abituato all'uno contro tutti, come in una partita di scacchi che, per una serie di coincidenze, si è messa male: lui incarna la Regina, coraggiosa e potente, contro un esercito di peones, numerosi e rumorosi. Mutatis mutandis, stiamo descrivendo mezzo secolo di politica e cultura. Peccato che non si sa più dove siano finiti questi "pochi". Pensiamoci, perchè presto, appena cadrà il Re, avremo tutti bisogno di loro.



Fotografie:
i) L'intellettuale di destra
ii) L'intellettuale di sinistra
iii) Il moderato

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